disegno umoristico


Come conquistare un falegname

In preda a un attacco della perniciosa febbre del “fai da te”, avete preso la decisione di costruirvi un mobiletto con le vostre mani. Entrate perciò nel negozio “Super Hobby Gran Moda Legno” pubblicizzato fino all’estenuazione dalla tivù.
Il tempo di ascoltare il cliente davanti a voi discettare con un commesso plurilaureato circa l’opportunità di eseguire “una calettatura a nido di rondine previa allicciatura del gattuccio a lama mediana”: uscite senza dare nell’occhio e stabilite di andare a comprare l’occorrente da un vecchio classico, ruspante, falegname.
Attenti, però! Ci sono alcune cose che non potete assolutamente ignorare!
Innanzitutto, la tipologia del falegname presenta due specie fondamentali, ormai decisamente in via di estinzione.
1) Il falegname “a quattro ante”: è caratterizzato dal formato gigante, dalla capacità di imprecare in un dialetto noto solo a lui, di cavare i chiodi con i denti e di rifinire le assi, anziché con la carta vetrata, direttamente con una passata del palmo della mano.
2) Il falegname “d’epoca”: è piccolissimo, con una bella testa calva in abete lucido. Dimostra un’età tra i settanta e i trecento. Chiama i tarli per nome e usa attrezzi che farebbero piangere di gioia il direttore del museo di tecniche e arti preistoriche. L’unica concessione al post-paleolitico è la sega circolare, che non può assolutamente mancare in nessuna bottega di falegname.
La sega circolare non serve a tagliare il legno, come ingenuamente si è portati a credere, bensì a creare la condizione sonora senza la quale il falegname non può sopravvivere. Se la sega circolare si guasta, il falegname deve ricorrere a nastri registrati e il sindacato di categoria si sta battendo per introdurre un programma radiofonico di sega circolare per falegnami in pensione.
La seconda cosa che ogni falegname deve necessariamente avere in dotazione è “l’Amico del falegname”. Costui trascorre l’esistenza appoggiato al bancone di lavoro osservando stancamente il falegname e sospirando «Mah!» ogni trentacinque minuti. Si tratta forse di ex falegname vincitore al totocalcio ma in preda a nostalgia cronica, oppure di un’abile realizzazione, tipo Pinocchio, del falegname stesso, che soffre di solitudine e che, alla sera, provvede a riporlo nell’armadio assieme agli altri attrezzi.
La terza cosa che tutti i falegnami hanno in comune è l’odio per i falegnami dilettanti come voi.
Ecco perché conquistare un falegname rappresenta un’impresa ardua che riesce a pochissimi.
Tra coloro che si avventurano coraggiosamente nella bottega, i più cadono nelle trappole disseminate dal falegname, calpestando travetti chiodati anti-uomo e perdendosi per sempre negli infernali labirinti di assi. Ammettiamo però, ottimisticamente, che siate riusciti a raggiungere l’artigiano: a tal punto dovete scegliere con la massima cura la tattica da seguire.
L’errore più madornale consiste nello sfoggiare competenza in materia per tentare di ingraziarvelo e pronunciare frasi del tipo: «Oh, che bella sponderuola!». Oppure: «Vedo che lei usa un incorsatoio di fattura svizzera». Anche se siete cintura nera della falegnameria, non potete sperare di spuntarla. Il falegname raddoppierà il suo odio verso di voi e vi rifilerà legni abitati da tarli ammaestrati che entreranno in azione non appena giunti a casa vostra, oppure assi con meccanismo di stagionatura ad orologeria, le quali, una volta riunite a formare l’infelice mobiletto, lo muteranno rapidamente in una sorta di scultura alla Henry Moore.
La tattica migliore è quella “cucciolesco-näif”: bisogna accostare l’Amico del falegname (mai rivolgersi direttamente all’artigiano che, simulando un lavoro di grande precisione, non dà il benché minimo segno di avervi visto) e, con tono del tutto sguarnito, mormorare timidamente: «Mi scusi, io avrei bisogno di un po’ di quel materiale che si ricava dagli alberi, come si chiama...».
Un lieve sussulto dell’orecchio del falegname vi indicherà che avete cominciato ad aprire una piccola breccia nel suo cuore di mogano. Sempre rivolti all’amico, che vi guarda con bonario disprezzo, dovete spiegare tutto ciò che avete in animo di fare, esibire i disegni del mobiletto, illustrarne la funzione, l’ubicazione, descrivere dettagliatamente la conformazione di casa vostra, aggiungere magari particolari intimi circa la famiglia. Insomma, dovete vuotare il sacco, perché il falegname è come un confessore e se si accorge che gli avete nascosto qualcosa è la fine.
A questo punto non vi resta che tacere e attendere fiduciosi. Il falegname lascerà il lavoro e vi guarderà con disgusto. Poi sghignazzerà, scuoterà la testa, dirà che non si può, che lui non ha tempo, che voi avete sbagliato le misure, che una roba del genere non si usa più. Continuando a scuotere la testa, rifarà lui il disegno, taglierà i legni necessari, vi mostrerà come dovrete montarli; vi terrà anche un corso accelerato sull’uso del martello e del cacciavite, soffermandosi sulle peculiarità di ciascun arnese.
Poi vi presterà il suo martello, il suo cacciavite, raspa, pialla, lime, trapano e avvitatore elettrico. Infine, sempre scuotendo la testa, vi accompagnerà a casa vostra. E vi costruirà lui il mobiletto esattamente come lo volevate.
Certo, vi verrà a costare considerevolmente di più che se lo aveste comprato in un negozio di mobili, però, avere conquistato un falegname... volete mettere?

<< torna a "Testi"

web agency