disegno umoristico


Sherlock Holmes appoggiò la pipa sul tavolino...

Sherlock Holmes appoggiò la pipa sul tavolino accanto alla poltrona su cui era seduto, si stiracchiò leggermente, poi disse:
«Watson, vi ho mai parlato del caso Heston?».
Il fedele amico, che, seduto sulla poltrona di fronte, si stava appisolando, si riscosse:
«Come dite, Holmes? Il caso Heston? Non mi pare proprio...».
«È una faccenda che risale a qualche tempo fa. Heston era il proprietario di una fattoria nel Galles e una sera venne assassinato proprio davanti alla porta di casa sua».
«Davvero increscioso, Holmes. Ma qualcuno assistette all’omicidio? Oltre all’assassino, naturalmente» specificò Watson, che amava la precisione.
«Sì. Un testimone ci fu. Era ormai il tramonto e un certo Randolph, che lavorava alla fattoria, tornava a casa dai campi. Heston era seduto su una sedia a dondolo sotto il portico e stava tranquillamente fumando un sigaro, quand’ecco arrivare un uomo a cavallo. Questi si parò davanti a Heston ed, estratta una pistola di tasca, gli sparò uccidendolo».
«Perbacco, Holmes! E quel Randolph vide tutto?».
«Certo. E siccome era giovane e coraggioso, si lanciò senza esitare contro l’omicida, ma questi spronò il cavallo e si dileguò in un baleno».
«Ma ditemi, Holmes: Randolph riuscì a vedere in faccia l’assassino?».
«Lo vide distintamente e lo riconobbe. Era un tipaccio rissoso che tutti conoscevano in paese. Randolph lo detestava e una volta si erano anche accapigliati».
«Allora Randolph poté denunciare l’assassino. Meno male...!».
«Eh, no, Watson. Purtroppo le cose andarono diversamente».
«Ma come? Forse Randolph aveva del risentimento nei confronti di Heston e, pur detestando l’omicida, preferì proteggerlo?».
«No. Randolph voleva molto bene al signor Heston, che lo aveva sempre trattato con grande affetto. Per lui non avrebbe esitato a dare la propria stessa vita».
«Ma allora... Non capisco, Holmes... Un momento! Ci sono: Randolph non poté fare il nome dell’assassino perché era muto!».
«Al contrario. Era dotato di una voce possente».
«Eppure mi dite che non parlò... Era forse un minorato mentale?».
«No. Anzi era assai intelligente, a detta di quanti lo conoscevano».
«Aveva qualche conto in sospeso con la giustizia, per cui non gli fu possibile recarsi alla polizia a testimoniare?».
«No. Randolph era di un’onestà specchiata».
«Allora... allora proprio non capisco» si arrese Watson.
«È elementare, Watson - disse Holmes. - Il fatto è che...».

Perché Randolph non fece il nome dell’assassino?

SOLUZIONE

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